Intolleranza al glutine

Il glutine è una sostanza lipo-proteica che si trova nei cereali quali frumento, farro, segale, kamut, orzo e avena.
L’intolleranza al glutine, detta anche celiachia, è permanente e può essere diagnostica a qualunque età. Se la persona affetta consuma alimenti con glutine, si generano gravi danni alla mucosa intestinale, tra cui l’atrofia dei villi, con riduzione della capacità di assorbire i nutrienti essenziali, quali grassi, glucidi, proteine, vitamine.
I sintomi includono diarrea, debolezza seguente alla perdita di peso, irritabilità e crampi addominali. Nei bambini, possono manifestarsi sintomi di malnutrizione ed una crescita insufficiente.
La dieta senza glutine, condotta con rigore, è l’unica terapia che garantisce al celiaco un perfetto stato di salute, in quanto l’intestino si ripara gradualmente ed i sintomi scompaiono.

Un’intolleranza alimentare può determinare un aumento di peso?
Le intolleranze alimentari sono reazioni avverse conseguenti all’ingestione di un determinato cibo, prodotte da numerose cause di svariata natura e sono dose dipendenti: la reazione avviene quando “si accumula”.

Proprio perchè va tanto di moda c’è chi cerca di attirare l’attenzione e fare da specchietto per le allodole e sostiene che un’intolleranza alimentare possa determinare un aumento di peso. La reazione avversa ripetuta nel tempo dà luogo a fenomeni di tipo infiammatorio che possono favorire l’insorgere di insulino-resistenza, peggiorare l’utilizzo dei nutrienti energetici e facilitare l’aumento di peso.

La dieta per l’intolleranza è sostanzialmente una dieta di esclusione: certo se ci pensate, posso eliminare gli alimenti incriminati, ma magari trovarmi a mangiare liberamente tante altre schifezze.. zuccheri e grassi industriali in eccesso, o potrebbe esagerare con i cibi consentiti, mangiando al di sopra del proprio fabbisogno. Peccato che anche i due comportamenti presi ad esempio possano determinare fenomeni di tipo infiammatorio, come molti altri ancora.

Può dunque una dieta che prenda in considerazione un solo e limitato aspetto far dimagrire?
Spesso si notano perdite di peso consistenti con l’eliminazione di interi gruppi di alimenti, come i latticini che apportano tanti grassi saturi, o i farinacei che apportano parecchie calorie per porzione.. e spesso non ci si preoccupa di sostituirli in modo accurato.
Il corretto approccio alla perdita di peso deve sempre partire dalla correzione di quegli aspetti che in modo conclamato fanno ingrassare: alimentazione quantitativamente eccessiva, qualitativamente squilibrata, carente o inadeguata, mancanza di movimento, comportamenti alimentari disfunzionali (saltare i pasti, distribuirli in modo scorretto, mangiare distrattamente o in fretta, etc.).
Le intolleranze alimentari invece vanno valutate solo a posteriori, e non tanto per ottenere un dimagrimento, ma per migliorare la qualità di vita: manifestazioni comuni di intolleranza alimentare, infatti, sono nausea, meteorismo, diarrea, cefalea, sonnolenza, reazioni cutanee, riniti, ritenzione di liquidi. Non sono celiaco, non ho intolleranze dimostrate nè altre patologie gastrointestinali, ma soffro di disturbi a carico di questi organi (gonfiore, flatulenza, dispepsia, diarrea, meteorismo, etc)?
Negli ultimi anni sempre più persone rientrano in questa categoria e, sempre più spesso, si sente parlare di ipersensibilità al glutine (gluten/wheat – sensitivity).
La reattività al glutine – non celiaca – è sempre più protagonista di studi scientifici e ricerche proprio per rispondere alla grande necessità di comprensione di questo fenomeno.
Non esiste, come abbiamo già detto, un valido e sensibile test che possa definirmi “sensibile al glutine”, bisogna ricostruire la storia del paziente, indagarne i sintomi, i disturbi, le abitudini alimentari e di stile di vita oltre all’esecuzione di esami clinici specifici (sangue e feci).
Molto spesso, con l’anamnesi alimentari si individuano anche altri alimenti che generano gli stessi disturbi oltre al glutine… scoprendo uno stato di infiammazione “diffuso” che porta il fisico a reagire quando si consumano alimenti “maggiormente infiammatori” o “più acidi o acidificanti”

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